Dopo due gare opache a Jerez e Le Mans, Jorge Lorenzo si è riscattato con due prestazioni perfette in cui non ha lasciato spazio a nessuno dal primo giro.
Il confronto all’interno di casa Yamaha sostanzialmente non c’è e, al momento, tutti i punti in ballo se li prende lui, a differenza di casa Honda dove le differenze fra i due piloti sono meno scontate.
Proprio come al Mugello, Pedrosa e Marquez in versione “francobollo” a fine gara hanno dato quel minimo di emozione per la conquista del secondo posto in una gara parecchio noiosa, con il buon Marc che al posto di cadere da solo, questa volta ha rischiato di tirare giù Pedrosa.
Tutto bene quel che finisce bene, Pedrosa raccoglie altri punti fondamentali per quello che potrebbe essere veramente il suo anno da mondiale, Jorge permettendo…
Da notare che Marquez arrivati in piste più “standard” sta facendo un pelino più fatica rispetto alle prime gare stagionali rispetto a Pedrosa, soprattutto in qualifica.
E’ normale non avendo dati degli anni passati e, soprattutto, ne sono contenti gli avversari del baby fenomeno.
E’ normale non avendo dati degli anni passati e, soprattutto, ne sono contenti gli avversari del baby fenomeno.
E arriviamo a Valentino Rossi che fallisce per l’ennesima volta l’obiettivo minimo di andare sul podio.
Ormai siamo alla sesta gara, e l’unico podio conquistato fino ad ora è stato quello della gara di apertura in Qatar.
Abbiamo la conferma definitiva che Rossi in qualifica non và ed è inutile girarci intorno, la posizione è sempre più o meno la stessa al variare delle piste, cioè nelle retrovie per la moto che ha a disposizione.
Il confronto all’interno del team non esiste, con un 6-0 in qualifica e 6-0 in gara di Lorenzo su Rossi, un risultato quasi di stampo tennistico….
E questa supremazia non viene da oggi, ma già dal famoso 2010, come abbiamo già spiegato nel precedente articolo “Mugello 3 anni dopo: Rossi e la magia perduta”.
La cosa più preoccupante è che tale supremazia è avvenuta nelle piste storicamente favorevoli a Rossi, con la famosa sequenza (Jerez, Le Mans, Mugello, Barcellona) che una volta faceva tremare gli avversari del pilota italiano.
Le considerazioni ottimistiche basate sul fatto che il distacco è solo sui 6 secondi e che nel finale di gara il passo è quello dei primi, non ci devono far dimenticare che questo distacco a fine gara (casualmente identico a quello subito in Qatar da Lorenzo) è il risultato migliore fino ad ora ottenuto, che in qualifica e nella prima metà di gara è sempre più lento e che là davanti battere le due Honda e Lorenzo al momento sembra quasi impossibile.
E’ giusto poi ricordare qual è la storia di Rossi: il pilota famoso per le sue rimonte incredibili da qualsiasi posizione di partenza e per il “correre sopra i problemi”; sentir parlare lo stesso pilota che faceva la differenza sempre e solo di set-up e di format delle qualifiche come elementi limitatori lascia un po’ perplessi.
Rossi se la dovrà vedere in gara e in classifica anche con Cal Crutchlow, che dopo una qualifica strepitosa che lo ha posto come miglior pilota Yamaha davanti a entrambi i piloti ufficiali, ha compiuto il primo vero errore della stagione in gara, regalando un quarto posto a Rossi che con lui in pista sarebbe stato decisamente più conteso.
Veniamo infine alla nota dolente della Ducati, che dopo una fase iniziale di stagione in cui ha sapientemente affinato ciò che aveva a disposizione dopo il pessimo lavoro di sviluppo dei due anni precedenti, si è completamente fermata.
La moto che hanno a disposizione non può far meglio di distacchi di circa 15” nelle piste favorevoli, in quelle sfavorevoli si va ben oltre i 30”.
Non a caso ci eravamo allarmati per la gara non convincente del Mugello, visti i distacchi pesanti proprio nella pista test Ducati; la Gp 13 Lab inoltre non solo è un passo avanti, ma addirittura porta vari piloti ad avere opinioni differenti.
Ma il problema è forse più di fondo, perché oltre ai continui cambi di direzione tecnica e tecnologica degli ultimi due anni, c’è da dire che la Ducati ha scelto la direzione del bitrave in alluminio dall’inverno 2011, mentre i giapponesi hanno una esperienza quasi trentennale in questa tipologia telaistica.
Ecco qual è la vera differenza, è la mancanza di esperienza di Ducati su questo tipo di telaio, è il motivo per cui ogni evoluzione funziona poco o per nulla e le modifiche ciclistiche arrivano con tempistiche decisamente troppo lente.
Infine, proprio come al Mugello, Alvaro Bautista ha cercato il contatto con Rossi dopo poche curve; stavolta però è andato a terra da solo per la felicità di Gresini, che ha collezionato un giro di pista in ben due gare con relative trasferte (qui non siamo mica in SBK!), quasi un record…
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