mercoledì 4 agosto 2010

Superbike-MotoGP, la sfida è iniziata!

La decima tappa del campionato del mondo Superbike, andata in scena domenica a Silverstone, somiglia a qualcosa di molto simile a uno spartiacque. Non solo perché il leader del mondiale Max Biaggi ha saputo contenere la prevedibile reazione di Haslam limitando a 8 i punti persi nei confronti dell'inglese e ipotecando di fatto un titolo che si preannuncia storico; né perché si è assistito alla definitiva consacrazione di Cal Crutchlow, velocissimo in qualifica, dove finora aveva conquistato 5 Superpole su 10 disponibili, e finalmente vittorioso anche in gara, con estrema soddisfazione della Yamaha che torna sul gradino più alto del podio per la prima volta dal 25 ottobre 2009.
Il significato più rilevante di cui la tappa inglese è foriera, in realtà, è meno manifesto, più nascosto, tanto da essere sfuggito a gran parte degli addetti ai lavori.
La vera notizia è che per la prima volta una derivata di serie risulta più veloce del prototipo GP del team ufficiale della stessa casa motociclistica.
Andrebbe letto due volte per capire la portata delle implicazioni che tale dato porta con sé. Roba, questa sì, da far alzare tutti in piedi sul divano: ultras occasionalmente prestati alla MotoGP, giornalisti ossequiosi, Ezpeleta, Bridgestone e Dorna al completo.
In tempi in cui qualche penna eccessivamente euforica ha fatto passare quello delle derivate di serie per un campionato di bolliti, il confronto tra i giri veloci fatti registrare in MotoGP e Superbike era d'obbligo.
Silverstone, finora unica pista insieme con Assen su cui quest'anno si è corso in entrambe le classi - la prossima sarà Brno il 15 agosto -, ci ha offerto lo spunto per smascherare ogni falso preconcetto.
Il risultato è che la GSX-R di Haslam a Silverstone ha superato la GSV-R di entrambi i piloti del team ufficiale Suzuki Rizla: in gara 1, domenica, Haslam ha fermato il crono in 2'05.570, contro i 2'06.028 di Capirossi e i 2'05.762 di Bautista.
Non è la prima volta che i tempi stampati in Superbike sono migliori di quelli ottenuti sugli stessi tracciati in MotoGP, ma quando ciò è accaduto c'era il trucco: a Donington, nel 2009, ad esempio, la Superbike ha girato oltre un secondo più veloce della MotoGP, ma la gara della classe regina si svolse con la pioggia, quindi con condizioni climatiche nettemente differenti.
Per la prima volta, invece, domenica una derivata di serie ha superato il prototipo GP ufficiale dello stesso marchio in condizioni meteo pressocché identiche.
Anzi, a volerla dire tutta, il minimo scarto climatico stavolta era a favore della classe regina, visto che quando corse a Silverstone i gradi sull'asfalto erano 29, circa 7 in più rispetto a quelli di domenica in gara1.
Mezzo secondo più veloce di Capirossi vuol dire tanta roba. Troppa roba. Così tanta che il reparto corse della Suzuki non può che battersi il petto per aver mandato sotto la pressa oltre l'80% del materiale 2009 di MotoGP, nettamente più performante di quello attuale, preferendo continuare a investire sullo sviluppo di un prototipo mediocre anziché rispondere alle richieste di aiuto del team Alstare di Superbike, abbandonato quando era in piena lotta per la conquista di un titolo che ora appare un'impresa impossibile.
Ma a quello della casa di Hamamatsu dovrebbero aggiungersene altri, di mea culpa: in primis quello della Dorna, che tra la scelta discutibile di passare alla classe 800 (su cui ha già fatto dietrofront, visto che nel 2012 si tornerà alle vecchie 1000), quella ancor più incomprensibile di limitare le sessioni di test, e la dubbia capacità di schierare un numero di moto superiore a quello che va a punti, si ritrova sotto il fuoco nemico da tutte le parti. Ma anche la Bridgestone non è stata da meno: la casa giapponese, inseguendo il sogno dello pneumatico perfetto, si è ritrovata a produrre gomme performanti solo se scaldate da una fiamma ossidrica e morbide come quelle montate sulla macchina dei Flintstones.
Al di là del gap tecnico che può o non può esserci tra Haslam, Capirossi e Bautista - sicuramente rilevante, ma non determianante -, le concause della storica vittoria della Superbike sulla MotoGP sono da ricercarsi altrove.
Nella capacità organizzativa della Infront, ad esempio; nell'equilibrio tra sicurezza e performance raggiunto dalla Pirelli, forse. Più in generale, però, quella di domenica è stata la vittoria della passione sullo star system, dell'olio per motori sull'acqua di colonia, del dito mozzato di Bayliss sul "piedino fuori" di Valentino, di un abito mentale che se ne frega (o almeno ci prova) di share televisivo, pressioni esterne e scenette da teatrino di periferia.
Un mondo dove l'unica cosa che conta è dare gas. Tanto gas. I risultati ne sono soltanto la conseguenza.

Fonte: http://www.rsnews.it/

Nessun commento:

Lettori fissi